giovedì 22 gennaio 2009

Ieri il tritolo, oggi le carte bollate (e truccate)


Riporto un articolo di Carlo Vulpio direttamente dal suo blog . Non occorre commentare oltre credo. La mia stima ed il mio sostegno morale vanno senza esitazione alla Dott.ssa Nuzzi al Dott. Apicella ed al Dott. Verasani ; non mollate mai , anche nei momenti più bui c'è sempre un filo di luce che ci illumina la strada. Questo regime degno del più nero fascio non sarà la nostra tomba ne la tomba della libertà , della giustizia e della legalità , ma sarà la loro , saranno loro a soccombere sotto il peso delle loro bugie dei loro soprusi delle loro malefatte. Tenete botta , mollare .. MAI!!!

Testo dell'articolo di Carlo Vulpio:

E’ tutto chiaro, ma così chiaro, che non serve nemmeno spiegare. Il Csm manda via da Salerno i pubblici ministeri Luigi Apicella, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani poiché “colpevoli” di avere rispettato la legge, come hanno confermato tre giudici di un tribunale del Riesame della Repubblica italiana.

E’ come affermare il principio che chi non ha rubato o non ha ucciso deve andare in galera, anche in presenza della sentenza di un tribunale che attesti che quella persona non ha rubato e non ha ucciso.

E’ tutto chiaro, ma così chiaro, che non serve nemmeno spiegare. I tre magistrati di Salerno sono stati mandati via dal Csm - e il procuratore Apicella è stato addirittura sospeso dallo stipendio, come non è mai stato deciso nemmeno di fronte a casi evidenti di corruzione - perché hanno fatto il proprio dovere.

Un ministro, quello della Giustizia, Angelino Alfano, si è arrogato un potere che non ha, giudicando “abnorme” e “carente di equilibrio” il provvedimento di perquisizione e sequestro emesso dai magistrati di Salerno nei confronti di magistrati inquisiti di Catanzaro, e il Csm ha risposto: “Obbedisco”. A nulla è valso che il tribunale del Riesame abbia giudicato rispettoso della legge quel provvedimento dei magistrati salernitani. Il Csm ha eseguito e l’Anm ha approvato. Mentre il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che è anche presidente del Csm, non dice una parola. Ma va in Calabria, dove, qualche giorno fa, non manca di sollecitare la gente, che per un momento aveva creduto che fossimo tutti uguali di fronte alla legge, a “reagire contro il crimine organizzato”, con il relativo corollario di insopportabili blablabla.

E’ tutto chiaro, ma così chiaro, che non serve nemmeno spiegare. Quest’altra pagina nera dimostra, se ce ne fosse bisogno, non solo che ci sono mandanti ed esecutori, ma anche chi sono gli uni e chi sono gli altri.

Non c’è alcuno scontro tra politica e magistratura. Al contrario, esse sono alleate nell’opera di eliminazione – ieri con il tritolo, oggi con le carte bollate, e truccate – dei magistrati che fanno il proprio dovere, e in modo particolare di quei magistrati che fanno il proprio dovere nei confronti di altri magistrati, spezzando così un corporativismo omertoso ormai oltre ogni soglia di sopportabilità.

La prova, se anche di questa ci fosse bisogno, è in due fatti semplici. Il commento del presidente dell’Anm, Luca Palamara – che quando faceva il pm a Reggio Calabria è stato al centro di feroci polemiche su alcuni procedimenti insabbiati –, e la “purga” della notizia operata all’unisono da giornali e tv.

Palamara ha dichiarato che “il sistema ha saputo reagire, mostrando di avere gli anticorpi necessari” (giusto: il sistema, quello a cui lui appartiene), mentre nessun servizio giornalistico ha osato ricordare che il provvedimento dei magistrati di Salerno alla base della richiesta di trasferimento dei medesimi era stato giudicato conforme alla legge dal tribunale del Riesame.

E’ tutto chiaro, ma così chiaro, che non serve sprecare parole, ma agire. Ciò che è accaduto ha fatto saltare, ancora una volta, ancora di più, le regole alla base di ogni patto tra governati e governanti.

Questa decisione del Csm sui pm di Salerno è la dimostrazione che si può fare tutto. Anche piombare nelle nostre e vostre case, per esempio, e arrestarci, arrestarvi, in nome della legge e in nome del popolo italiano. E allora, democraticamente e pacificamente, occorre agire. Tutti i blogger, tutti i siti web, noti e meno noti, tutte le associazioni e tutte le persone di buona volontà, note e meno note, che stanno fuori ma anche dentro ai partiti dovrebbero organizzarsi e far sentire la propria voce.

Se l’Italia non sarà capace di questo gesto minimo di ribellione democratica, allora vuol dire che l’Italia è un Paese già morto e non lo sa.


http://www.carlovulpio.it/Lists/PRIMO%20PIANO/DispForm.aspx?ID=14&Source=http%3A%2F%2Fwww.carlovulpio.it%2Fdefault.aspx

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